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Giuseppe E. Sansone, Poesia catalana del Medioevo. Antologia con testi originali a fronte, Novara, Interlinea, 2001, pp. 256. – ISBN 88-8212-301-4 L’antologia comprende ottanta testi lirici di poeti che vanno da Ramon Llull a Pere Serafí; è preceduta da un’Introduzione di diciotto pagine e corredata sporadicamente da brevissime note. Il traduttore espone in questi termini le sue intenzioni:
L’annotazione è limitata alla stretta essenzialità, non solo per non appesantire l’opera, ma soprattutto in vista dello scopo che si è perseguito costantemente, avendo prescelto di tradurre i testi in poesia formalizzata o, se si preferisce, classica. Come ben s’intende, con questa antologia si è inteso consegnare un libro (il primo di tale ambito in Italia) di poesia straniera tramite poesia italiana, che mi pare (anzi ne sono convinto, contro i vari adattamenti della prosa camuffata a certe approssimazioni di poeticità discorde, che non ha niente a che fare con la poeticità soltanto ritmica) il modo più felice di leggere poesia. (27)
Diamo un esempio di resa di un paio di stanze di Ausiàs March (94.6 e 94.125) in «poesia formalizzata . . . o classica»:
Come colui che di carne ha gran brama per dare requie alla fame imprudente, e sopra un ramo scorge due bei frutti che la sua voglia agogna parimenti, ma non li avrà finché non abbia scelto, sì che si volga a un frutto il desiderio, così m’accade, ché amo due donne, eppur io scelgo per viver d’amore. . . .
E vele e venti appaghin ciò che voglio, prendendo rotte dubbie lungo il mare. S’arman contr’esse e maestro e ponente: han da aiutarli levante e scirocco coi loro amici grecale e libeccio, con umil prece al vento tramontano che col suo soffio sia loro sodale, e tutti e cinque mi faccian tornare. . . . [C. Di G.]
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