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Libri ricevuti ragionati

 

 

Michela Pereira & Barbara Spaggiari, Il «Testamentum» alchemico attribuito a Raimondo Lullo. Edizione del testo latino e catalano dal manoscritto Oxford, Corpus Christi College, 244, Tavernuzze-Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo (Millennio medievale, 14; Testi, 6), 1999, pp. cliv-632. – ISBN 88-87027-47-1

Questa monumentale edizione del Testamentum alchemico pseudolulliano è preceduta da un’«Introduzione storica» (pp. vii-lxi) di Michela Pereira, a cui si deve la cura del testo latino, e da una «Descrizione linguistica» (pp. lxiii-cxxxiv) di Barbara Spaggiari, curatrice del testo catalano; ed è inoltre corredata dalle illustrazioni delle figure presenti nel manoscritto di Oxford (pp. cxxxv-clxiv) e da sei appendici sulla tradizione testuale (pp. 519-600).

Il trattato, di cui, nonostante la diffusione sia in latino sia nelle lingue volgari, non esiste nessuna edizione vulgata completa, fu composto a Londra nel 1332 da un alchimista catalano, probabilmente maiorchino, e dedicato a Eduardo III. Contrariamente a quanto si è ipotizzato in passato, lo studio introduttivo dimostra che esso fu redatto originariamente in latino; il volgarizzamento catalano si deve forse all’autore stesso, e si affianca ad altri due volgarizzamenti, uno in anglonormanno, l’altro in francese.

 

Il ritratto possibile del nostro autore – che la ricchezza filosofica e scientifica del suo testo indica come un personaggio di prim’ordine, ma che evidentemente ha obbedito fin troppo bene al comandamento alchemico di celare sé e la sua arte – sarebbe [. . .] quello di un maiorchino che, dopo aver studiato a Montpellier all’epoca dell’insegnamento di Arnaldo di Villanova, si sarebbe poi recato in Inghilterra, probabilmente dopo anni di viaggi e di ricerche alchemiche [. . .]. In Inghilterra il Magister Testamenti sarebbe venuto in contatto con l’eredità intellettuale di Ruggero Bacone [. . .], modificando di conseguenza profondamente, anzi addirittura rovesciando le idee ricevute nell’insegnamento farmacologico d’impostazione arnaldiana.  (xix)

 

L’edizione del testo latino e di quello catalano è basata sul manoscritto oxoniense bilingue allestito nel 1455 da John Kirkeby, che è testimone unico della versione catalana e che contiene anche inserti in anglonormanno. Lo studio linguistico di Barbara Spaggiari individua un autore «sicuramente di madre lingua catalana», con particolarità «compatibili con un quadro dialettale proprio del maiorchino», mentre «forme più settentrionali, riconducibili al dialetto del Rosselló e del Capcir, sono compatibili con l’ipotesi che l’autore [. . .] sia un maiorchino che ha compiuto gli studi di medicina nella facoltà di Montpellier» (p. lxv). Al Testamentum segue il poemetto alchemico in catalano denominato nel colophon Cantilena, accompagnato da un commento e da una traduzione, entrambi in latino, questi ultimi editi qui per la prima volta. Mentre la redazione latina del Testamentum precede, come si è detto, quella catalana, inverso sembra il caso della Cantilena, o quantomeno del suo nucleo originario (strofi I-XII).

Edizione ammirevole per l’approfondita ricostruzione storico-filosofica, per l’accurata descrizione linguistica, per la perizia filologica delle due studiose e, non in ultimo, per l’eccellente realizzazione tipografica.  [C. Di G.]

 

[iii.2000]     

 

 

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