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Libri ricevuti ragionati

Guillem de Torroella, La favola, a cura di Anna Maria Compagna, Roma, Carocci («Biblioteca medievale», 94), 2004, pp. 160. – ISBN 88-430-3217-8

 

Edizione dell’unico testimone completo de La faula, secondo i criteri catalani, diversamente da quella sul Rialc, che segue quelli occitani. A fronte c’è la traduzione italiana. L’introduzione inquadra il testo partendo dalla fama che dovette avere, se nel secolo XV il suo titolo, quasi come un predicato nobiliare, serve a identificare un ramo della famiglia Torroella. Vissuto probabilmente fra il 1350 e il 1375, Guillem appartenne a quel gruppo della nobiltà  maiorchina che fu coinvolto nel crollo del regno autonomo, reintegrato nella corona catalano-aragonese. Con La faula, egli sembra rifugiarsi nel mondo della letteratura per trovare nell’immaginario collettivo i valori di cui ha bisogno per portare avanti la propria causa. Il racconto costituisce una sorta di prosecuzione della Mort Artu: alla letteratura catalana, dunque, va il merito di continuare, oltre alla poesia trobadorica, anche, per certi versi, il romanzo cortese. L’autore narra come gli sia capitato di arrivare in maniera magica e misteriosa nell’isola dove ha trovato rifugio Artù dopo la battaglia di Salisbury. È il re bretone in persona a raccontare nella sua lingua gli avvenimenti successivi alla Mort Artu e ad affidare all’autore un messaggio da riportare ai maiorchini perché non perdano fiducia nella loro causa. Il testo è quindi bilingue: l’autore si serve del catalano-occitano (proprio della poesia catalana dell’epoca) ma anche di una lingua che potremmo definire francese catalanizzato quando riferisce i discorsi dei personaggi ‘francesi’ della storia (la serpe, Morgana e Artù).

 

 

 

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