Note testuali

 

Nota complessiva. Il testo risulta sensibilmente più corretto o quantomeno sollecita assai meno interventi nella sezione narrativa finale, che sembra o esser stata trascritta con maggiore attenzione o aver posto minori difficoltà. Effettivamente il dettato è assai più lineare e scorrevole rispetto alle sezioni argomentative, spesso involute. Il copista commette spesso errori – o quantomeno si presume li abbia commessi – che coinvolgono le grafie y e y~ (yn / ny). È possibile che sia stato messo in diffcoltà dalla presenza nel modello della grafia y per nasale palatale, che è ben attestata in area catalana, ma relativamente antica (sec. XIII e XIV in.) e ormai desueta all’inizio del sec. XV. Caso di conservazione di questa grafia, che ho mantenuto, mentre Meyer regolarizza, sono ai vv. 541 playent ‘piangenti, in lacrime’ e 618 gasayar ‘guadagnare, conquistare’. Il ricorrere dell’errore può costituire un indizio circa l’età del modello e, di conseguenza, del testo.

 

16. Il verso è ipometro e pare mancare il verbo. Si adotta l’emendamento già proposto da Meyer. La correzione con integrazione di sia, che parrebbe anzi più coerente con l’assetto sintattico, è esclusa dalla prosodia; l’autore del testo tratta certamente sia come bisillabo al v. 257.

17. Intendo re s come re us: è possibile e forse anzi probabile che si tratti di un errore di trascrizione del copista, ma dal momento che la riduzione del pronome eclitico di 5a pers. non è ignota preferisco mantenere quanto tràdito. Una situazione simile si ha al v. 71, dove que s portes sta per que us portes, ‘che vi portaste’.

20. Di fronte all’ipometria del verso, la correzione null avanzata di Meyer pare abbastanza casuale; senza pretendere di andar oltre la mera congettura, l’inserazione di mays ha un appiglio nella vicinanza col mas iniziale. Una costruzione simile è ai vv. 218-219: car anc advocat de bon plaig / gasanyar no fo pus segurs: si noti la mancanza di nul; rispetto a questo luogo, in v. 20 l’inserzione di mays si giustifica entro una costruzione al passato.

33. Ms. q(ue) vori: mantengo questa separazione delle parole, peraltro forse semplicemente indotta dall’abbreviazione di que, dal momento che è attestata la forma vori per evori.

40. Ms. abrassen: estensione erronea della grafia per vocale neutra in posizione atona; il copista pare non aver inteso in abrassan gerundio, interpretazione che pare invece l’unica possibile.

43. Meyer corr. blanxes (cfr. il suo apparato), ma la correzione pare ingiustificata, dal momento che la lettura blanes non solo è corretta, ma appare anzi meglio appropriata al contesto (mani delicate come la seta): cfr. difatti DCVB, 2, 505b, 2) «Fluix, que no oposa resistència a la pressió», e più di un’occorrenza pertinente a riscontro, tra cui sopr. Llull, Gentil 286: «Jaher en cósseres e en blans lits, e en lançols e cubertors de seda».

50. Meyer gros, ma la lettura gras è sicura (e del resto perfettamente inserita nel contesto).

52. Meyer corregge in endi daurat, regolarizzando la declinazione.

64. Ho seguito Meyer nella correzione di saul in sal, come sgguerisce la rima; ma saul, lettura peraltro non altrimenti attestata, potrebbe essere una semplice grafia che rende manifesta una pronuncia velare della laterale?

68. Meyer corr. in apparto reintagrando <agui>: ma il v. risulterebbe ipermetro, poiché è assai poco verosimile una lettura sinalefica di agui abora.

71. Vedi la nota al v. 17.

79. Correggere on in don, ‘di cui, del quale’?

92-99. Citazione da Aimeric de Belenoi, quantomeno secondo l’indicazione dell’autore: si tratta della str. 2, vv. 10-18, della canzone Nuills hom en re no faill (BdT 392,26), edita da M. Dumitrescu, Poésies du troubadour Aimeric de Belenoi, Paris, SATF, 1935, p.143, tra i testi di dubbia paternità, ma con una certa propensione ad ammetterla nel canone di Aimeric. In effetti la paternità del testo è oltremodo incerta: la canzone è assegnata a Raimbaut de Vaqueiras da  A B Da Dc E I J K M N2 T a1 f, a Aimeric de Belenoi da C P S oltre che dal nostro salut, a Peirol da R e probabilmente da Q, a Raimbaut d’Aurenga da Terramagnino da Pisa nella Doctrina d’Acort e infine ricompare come anonima in Q. Gli ultimi editori di Raimbaut (J. Linskill, The Poems of the Troubadour Raimbaut de Vaqueiras, The Hague, Mouton, 1964, p. p.41) e di Aimeric (A. Poli, Aimeric de Belenoi. Le Poesie, Firenze, Positivamail, 1997, pp. 22-23) rifiutano entrambi la canzone al trovatore da loro studiato; entrambi mostrano di non conoscere la testimonianza del salut catalano, in realtà tutt’altro che trascurabile.

 98. Meyer corr.: lai on ilh se deslia.

107. Il copista ha scritto nettamente malanch, tutto attaccato.

125. Ms. retray,  ma l’assetto della frase, in particolare con l’avverbio antan, pare richiedere un passato. Cfr. nota ai vv. 249-250.

129-139. Citazione da Rigaut de Barbezill: si tratta della str. 6, vv. 56-66, della canzone Atressi cum Persavaus (BdT 421,3): cfr. A. Varvaro, Rigaut de Berbezilh. Liriche, Bari, Adriatica, 1960, p.134 (che utilizza il salut e ne discute la posizione entro lo stemma della tradizione).

135. Meyer corregge suaus in saus sulla base del testo di Rigaut.

144. Correggo nols che  è inspiegabile quanto a sintassi e significato – gli unici sostantivi cui si potrebbe riferire il pronome plurale sono be e gaugs di vv. 142-143, ma la costruzione non dà senso in rapporto al contesto – in no·l, riferendo il pronome di 3a persona a Dio (v. 140); la correzione porta a un assetto di frase accettabile ed è ben in linea con quanto si dice immediatamente oltre, ai vv. 146-147.

150. Intendo: ‘E dunque, dal momento che Egli volle...’; la struttura sintattica, formalmente un anacoluto, mi pare comunque accettabile tenendo presente l’esigenza di formulazione prolettica di una doppia conseguenzialità.

154. Il v. è ipometro di una sillaba: Meyer propone in apparato di correggere E in Eres (ma la e iniziale di periodo è una caratteristica sintattica precisa). Più economica l’integrazione qui suggerita, dire e, con dialefe.

157. Lacuna di almeno 1 v., sicura sulla base della metrica, ma inavvertibile quanto a continuità di senso.

189. Meyer veig, ma la lettura veiy è sicura (il tratteggio delle due lettere è opposto).

194. Ms. honor, forse di un correttore malaccorto (la scrittura presenta aspetti di diversità e la parola giunge a lambire la colonna di destra); la correzione tort, già di Meyer, è imposta dalla rima e dal senso, oltreché, probabilmente, dalla misura del verso. Va rilevato che la modificazione in honor potrebbe essere stata indotta da una lettura sinalefica di si eu.

195. Si deve supporre una lettura sinalefica di ne encolpar.

204. Ms. qu’en l’Avengeli dits e così anche Meyer, intendendo apparentemente dits come ‘si dice’; ma mi pare preferibile correggere in que l’Avengeli. — Ms. que mendre, corretto da Meyer in que·mendre; ma non è impossibile il comparativo senza articolo, cfr. difatti un esempio simile – su correzione, che segue peraltro quella già proposta da Meyer – al v. 692.

211. Ms. es, ma il futuro pare necessario a fronte di v. 213 sera.

220. Il verso è ipermetro di una misura e Meyer corregge espungendo la e iniziale; ma formule di apetrtura con e doncs ricorrono ai vv. 150 e 164. Nell’incertezza preferisco lasciare e segnalare l’ipermetria.

222. Ms. p(re)ngue(us) con segno abbr. finale per us corretto su precedente -s (meno probabile viceversa).

223. Ms. causimen, ma la correzione in causiments, col riprstino del caso soggetto, è indicata congiuntamente dalla metrica e, comunque s’intenda il passo (v. nota al v. seguente), dalla sintassi.

224-225. Costruzione non chiara. Non capisco la lettura si a blasmes . . . nous fassa temor di Meyer, ma d’altra parte non sono convinto né da si a blasm’es . . . no·us fassa temor (con soggetto sottinteso), né ancor meno da sia blasmes . . .? No·us fassa temor. La soluzione migliore mi è parsa quella di postulare un enjambement forte causiments / sia (con chiasmo rispetto a 222 pregue us merce).

241. Ms. barbayll, lettura conservata da Meyer e che però non mi pare dia senso; correggo in barayll (PD: «dispute, lutte, combat»).

249-250. Al v. 249 la lettura recy (o: cecy) è del tutto ipotetica; d’altra parte la lettura crey di Meyer non pare condivisibile: il copista dopo c usa sempre una r di tipo tondo (cfr. alla stessa altezza, nella colonna di destra, creatura); per la legatura ce- in posizione iniziale cfr. v. 510 celestials. Meyer annota al v. 249: «la rime exige creny: masi le sens m’échappe». Correggo entrambe le zone finali di verso, ristabilendo al v. 250 un passato che pare assai meglio intonato del presente all’assetto sintattico; una correzione identica è ai vv. 125, 363-364, 476-477, e cfr. 436. Cfr. in modo speciale v. 651 dove una correzione di tipo simile è imposta dalla rima (matex : destreys, non destreny).

256. Il verso pare ipometro; ripristino la misura congetturando una E iniziale di frase.

259. Meyer proprone come correzione suy, ma l’allotropo son mi pare più indicato a spiegare l’omissione.

272. Il verso è ipermetro di una sillaba: si può pensare ad eliminare tot, come sugguerisce Meyer in apparato, ovvero, forse meglio, si può adottare una lettura sincopata merveyla.

287. Manca una sillaba; Meyer ripristina un avverbio ja prima di passats, ma la restituzione resta in ogni caso ipotetica.

289. Mancano due sillabe; Meyer corregge volch en els.

290. La lezione darts del ms. pare banale attrazione dell’aggettivo sigmatico dols. D’altra parte l’incertezza sull’esatto assetto del v. precedente lascia un certo margine di dubbio sull’intervento.

291. Il verso è ipermetro di una sillaba: Meyer proprone di leggere qu’ins el cor, ma altrettanto bene si può eliminare il pronome lo, ridondante.

304. Nel ms. prima di bells si legge distintamente una q sormontata da labile compendio; si tratta forse solo di un segnale dell’inzio del discorso diretto ?

316. Meyer: Et seus dire, glossato con «je vous sais dire», ma la lettura qui seguita è sicura (altrimenti si postulerebbe un inattestato e): si tratta del ben noto intercalare narrativo.

331. È da notare, nell’errore di ripetizione giù individuato e sanato da Meyer, la presenza delle due forme alternative, differenziate nella grafia: cuget / cuydet.

335. se poc è aggiunto dal copista nel margine esterno, in corrispondenza dell’inizio del verso.

342. Ms. l’ausi, ma il pronome pare del tutto fuori luogo, non spiegabile neppure in termini di ridondanza sintattica. Soggetto di ausi è la donzella, come si chiarisce nel contesto.

348. La correzione de vostre di Meyer implica la lettura sinalefica di vostra hom; ma cfr. v. 404 que hom.

351. Il verso è ipermetro di una sillaba. Meyer propone di eliminare l’articolo, ma altrettanto bene si potrebbe scrivere li·l, spostando il pronome di termine in posizione enclitica.

357. Il verso è ipermetro di una sillaba. Meyer propone di sopprimere auts, ma il risultato si raggiunge anche elimanando en.

359. Il verso è ipometro di due sillabe. Meyer propone di correggere in: ab lo vostre ar s’en an.

361. Meyer corregge vos volra in nos volra, ma la modificazione non mi appare del tutto necessaria.

363-364. Si tratta di necessità di tempi del passato (di destrenyer e di estenher, ‘morire’). Identica correzione sulle rime in altri luoghi: cfr. nota ai vv. 249-250.

385. capdells; Meyer capells, ma la lettura è sicura.

386-398. Citazione da Giraut de Borneill: si tratta della str. 4, vv. 40-52, della canzone Quan lo fregz e·l glatz e la neus (BdT 242,60): cfr. R. V. Sharman, The "Cansos" and "Sirventes" of the Troubadour Giraut de Borneil: A Critical Edition, Cambridge, Cambridge University Press, 1989, p.93 (non conosce e di conseguenza non utilizza il salut nella costituzione del testo).

403. Il verso è ipometro; Meyer corregge e ben es vertats.

405. Il verso è ipermetro di una sillaba se si mantiene atrobara, a meno di supporre una improbabile sinalefe con no.

410. Come osserva già Meyer, «ce vers et presque tout ceux qui renferment le mot cavaller son trop longs d’une syllabe»; cfr. difatti, con qualche integrazione rispetto al regesto di Meyer, vv. 417, 439, 469, 572, 581, 595, 605, 617, 670, 688; in alcuni casi, come già rilevato da Meyer, è utilizzata l’abbreviazione francese ch~lrs (vv. 439, 595, 605, 617). Non danno invece problemi le occorrenze ai vv. 426, 592.

414-415. Meyer stampa det l’adés / joyes en prés, che non dà senso, a mio avviso. Ritengo che si debba spezzare diversamente, scrivendo a des, con a 3a s. del verbo aver e des preposizione e intendere: ‘gli diede in ricompensa alcuni gioielli’. La collocazione in rima della preposizione des introducende il partitivo è autorizzata dal  v.585, dove la preposizione de rima con merce.

429. Il verso è ipometro di una sillaba; non convince la correzione proposta da Meyer, anats delats.

433. Meyer propone la reintegrazione dell’avverbio lors, ma lo colloca dopo feron; anticipandolo accanto all’articolo los si ha forse una migliore spiegazione dell’omissione.

436. Correggo nel passato puys (ponher, punher ‘spingere, spronare’) il presente pu(n)y del ms.; la correzione è analoga a quelle dei vv. 125, 249-250, 363-364, 476-477 e 591: cfr. nota vv. 249-250.

449. Verso che Meyer dichiara incomprensibile e che è oltre tutto ipometro.

464-465. Come rileva Meyer, la parola in rima al v. 465 (464 nella sua numerazione), travisata dal copista, è certamente la voce provenzale dotz «source, courant» (PD), cat. deu e più anticamente dou (cfr. DCVB, 4, p. 370 e 586). La correzione minima da lui proposta (veus . . . deus) è accettabile ed è stata qui seguita, ma resta un margine di dubbio sulla portata dell’intervento, dal momento che nel primo termine, corretto, si manifesta chiaramente l’attrazione della forma catalana tardo-medievale e si può pensare che nel secondo il copista abbia meccanicamente seguito la forma precedente, finendo col ripeterla. Sospetto dunque che un intervento migliore e più radicale prevederebbe il ripristino di una coppia votz . . . dotz, di più chiara impronta provenzale; entrambi i termini compaiono nel Diccionari de rims di Jacme March (rime in -otz, 1616 e 1618 rispettivamente).

 470. Il verso è ipometro e doncs porta evidenti segni di ritocco nella sezione finale della parola. L’anomalia non è sfuggita a Meyer, che propone in apparato di leggere: Viu donx [l’anet] pregar; amors. Il contenuto del verso mi pare ipotizzabile con buona sicurezza, meno la ricostruzione effettiva: il cavaliere vide (viu  per vi è già al v.21) l’occasione propizia per rinnovare la preghiera alla donna (che potrebbe al limite celerasi sotto doncs); piuttosto che a un predicato verbale, per sanare l’ipometria si potrebbe ricorrere a una preposizione e a un pronome con funzione di complemento oggetto, giungendo a qualcosa del tipo: viu doncs per la pregar, Amors...

476-477. Il ms. presenta i due verbi al presente, il primo senz’altro ammissibile, il secondo no dato lo stretto rapporto sintattico con 478 respos e il parallelismo coi versi precedenti (det . . . fets . . . no·l noc . . . poch). La correzione in rima è del tutto identica a quella proposta altrove, cfr. nota ai vv. 249-250.

479. Per mantenere il testo occorre attribuire a ben sabrets un significato simile a quello della costruzione impersonale saber bon.

481. Il verso è ipometro di una sillabe e non rima col precedente (Meyer suppone anche una lacuna in alternativa a un più semplice guasto localizzazto). Tento di ripristinare l’esattezza rimica con descapdell e quella prosodica inserendo la preposizione en, a imitazione del successivo v. 484.

494. Ms. punyar: correggo sulla base dell’emendamento già proposto da Meyer per i vv. 534 e 590; puyar ‘montare in sella’ è molto più adatto al contesto di punyar ‘spronare’ e il copista non pare sicuro nell’uso del compendio di nasale con y.

497. coma neus e così anche Meyer, ma il copista ha scritto con decisione co(n) aneus, intendendo molto probabilmente ‘come un agnello’ (con forzatura o ipercorrettismo nella morfologia nominale). La lettura coma neus, più tradizionale, spiega anche tra l’altro la finale sigmatica.

502. Ms. podia, ma il verbo necessita di un soggetto impersonale; così in effetti integra Meyer, che stampa podia hom, giungendo però a un risultato molto probabilmente ipermetro. Meglio allora correggere in podion, con predicato alla 6a persona, che riprende viron di 495.

529. Il verso è ipometro; Meyer reintegra ges dopo mogren, ma in alternativa si può pensare a una forma debole del perfetto come quelle che compaiono più oltre in rima ai vv. 538-539.

534. Ms. pu(n)yades. la correzione è proposta da Meyer in apparto e pare opportuna; cfr. vv. 494 e 590.

537. svanchides: la forma è un po’ strana, ma probabilmente accettabile, come riflesso dell’infisso incoativo.

541. Conservo la grafia playent per planyent ‘in lacrime’.

547. Ms. g(re)(us) pits, che Meyer legge greus pirs, senza ulteriori commenti (ma la lettura t e non r è sicura). La lezione del ms. comporta un errore in rima, quella di Meyer mi risulta incomprensibile. La correzione qui proposta con scarsa convinzione ha valore puramente indicativo e intende ripristinare una certa continuità di senso, rinunciando a spiegare la genesi dell’errore.

550. Come rileva già Meyer, il verso pare fuori posto quanto a significato, ma la sequenza è obbligata dalla rima; intenderlo come un inciso può salvare la situazione.

557. La lezione del ms., conservata da Meyer, non mi pare accettabile; la modificazione proposta è minima, ma richiede l’espunzione della congiunzione e, che comporterebbe un’ipermetria.

560. Il verso è ipermetro di una sillaba. Adotto la correzione suggerita da Meyer in apparato; la forma est del dimostrativo compare poco oltre al v. 615.

561-568 e spec. 562 e 567: mantengo per ragioni di uniformità la scansione per righe di Meyer ma è chiaro che ai v. 562 e 567 è presente una spezzatura del verso, qui resa come rima al mezzo, fra un’unità di 5 sillabe e una di 2, entrambe con rima in -or.

575. Meyer stampa dei puntini alla fine del v. e giudica la frase sospesa, senza continuazione, giungendo a congetturare la presenza di una lacuna. Mi sembra invece che il testo regga bene e non richieda interventi.

584. La d impiegata dal copista davanti a amor ha il solito tratteggio che ingloba l’abbreviazione per e; interpreto come pura grafia.

590. Ms. pu(n)yar: la correzione è proposta da Meyer in apparto e pare opportuna; cfr. vv. 494 e 534.

606. Mantengo la lezione duptara del ms., corretta da Meyer in duptava, interpretandola come forma di condizionale I, dal piuccheperfetto latino, variante del corretto e più normale duptera; cfr. v. 618, con un altro condizionale I in contesto identico (e cfr. anche v. 639).

607. Meyer stampa conquerre ma la lettura conquerir è sicura: la presunta seconda r è desinente sotto il rigo, in una forma che il copista non usa mai e che invece ricorre per la i, in particolare in contesti grafici simili (cfr. poco più avanbti v. 674 sofrir).

611. Ms. ella, che ha funzione di complemento oggetto, è corretto in cella da Meyer.

623. Meyer corregge in valets e in effetti un vocativo in apertura di frase è appropriato (benché non obbligatorio: cfr. appena sopra v. 598); preferisco però conservare la lezione del ms. intendendo vaets come veets ‘vedete’.

626. Il v. è ipometro di una sillaba e Meyer supplisce donchs prima di amichs; la correzione è abbastanza gratuita, sarebbe comunque preferibile un aggettivo, come bons per esempio.

627. Meyer corregge axi in si, ma la correzione non mi pare necessaria (si può intendere la frase non come un’interrogativa indiretta ma come un’indipendente, ‘ve ne erano sia di ricchi che di poveri’). In que eles va ipotizzata sinalefe.

630. Il verso è ipometro di una sillaba; la correzione di Meyer mi pare sotto ogni aspetto ottima.

636. Il verso è ipometro di una sillaba. Meyer ripristina la misura inserendo l’articolo determinativo lo prima del possessivo lor; preferisco correggere ses in senes.

651. Per la correzione, qui imposta dalla rima, cfr. in precedenza la nota ai vv. 249-250. Soggetto di destreys è Amors, v. 648.

661-663. Le correzioni qui adottate sono tutte proposte da Meyer. Al v. 661, ipermetro di una sillaba, merce è fuori luogo, visto che compare al successivo; al v. 662, ipometro di una sillaba, l’iterazione della congiunzione ne risulta perfettamente adeguata alla struttura anaforica; al v. 663, di nuovo ipometro, l’integrazione più semplice e piana è qualla del soggetto.

699. Meyer trascrive e stampa say Deu, introducendo una forma insolita di 3a pers.. In realtà nel ms. sono presenti due formule entrambe lecite e coerenti al contesto; il copista aveva dapprima trascritto say ieu e corregge in seguito in sab deu. Mi adeguo all’ultima volontà.

705. Meyer giudica oscuro il passo. Si può pensare ad gioco di parole costruito attorno a flor, dolsor e fruit, come invito a cogliere e gustare il frutto dell’amore. — Irrecepibile la sua correzione placia vos, che renderebbe il v. ipermetro.

707-708. Il testo è davvero incompleto come pensa Meyer? È l’ipotesi in fondo più probabile, ma non l’unica se si mette in conto la possibilità di una conclusione molto brusca. In ogni caso, al v. 708 mi pare preferibile leggere anardire, forma catalana di enardir, piuttosto che anar dire: l’amante rassicura la donna cui si rivolge circa la propria volontà di rispettare le convenzioni.