Rialc
Rao 0bis.

            Poesie anonime aggiunte




VeAg II [= Hb]

 


FdS

 

Si tots temps vols viure valents e pros
e que tots hom te tenya per valen
e guasanyar Dieu a te e la gen,
sies leyals e fis e valeros,
car hieu cre qu’a Dieu playa
home leyals el segle que se·n paya,
e tu·n vals mays c’est leyals ple de be,
car leyaltat en l’om tot be rete. 

Sies tots temps plazen ez amoros,
e saluda, si pots, primeramen,
segons dever saludan bellamen,
honran a tots segons que es raysos
e tal a cuy s’esxaya,
c’al trop cortes dits hom qu’el parla braya:
tots trops son trop, e qui trop fay de ce,
lo trop no·y tany e·l pauch s’i descove.

Ia per gran dan no seras cosiros
ne per gran be no·t tendras trop iausen,
mas vulles far tots fayts saviamen
e fay los tals que·ls tinguen tuyt per bos.
Tots enamichs apaya,
ab jent parlar, mas dels fayts los esglaya;
perdona tost leu fayt quan s’esdeve,
e del grieu fayt ajes fera merce. 

No prometes si no vols far tos dos,
ne no quere trops grans dons examen;
serviras be com a savi serven
e despendras part poder a saysos.
Ffals consell te desplaya,
e pietat dels paubres ton cor aya;
a tots hamich val quant auras de que,
qu’axi·n pot fer ell, si tal cas ti ve. 

Ves ton amich no·t mostres trop hiros
si tots tos mals te blasma e·t repren,
car cell be·t vol que·t castga soven,
e a cuy play la tua fallisos
amor no t’ha veraya.
Enans dels hops a ton amich asaya,
e gens d’amar no t’avantas dese,
si dons no·l plats avans l’amor de te. 

Al plasent hom no·t mostres corrocos,
n’al currocos alegre ne jausen,
ne·l lausenger no·t trobe lleu cresen,
ne lo paubres trop avar ne pitos
. . .
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. . .
. . .

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. . . 
. . . 
. . . playa
hom . . . 
. . . tu·n . . . s’es leyals plens de be
e t’arma meyns . . . 

Tots temps sies cortes et amoros
e saluda, si pots, primeramen,
e saluda a cuy . . . belamen
ne . . . onrant horant et es rayso
honra tal qual s’en esxaia,
car hom cortes dix hom que parla braya:
tots trops son trop, e qui trop fay de re,
li trops no·y tany e·l pauch s’i descove. 

Ya per gran gaug no·t rendes trop yoyos
ne per gran mal no·t . . . trop escosen,
mas que tos faytz fay avisadamen
es albira . . . 
Tos enamichs apaya,
ab gint parlar, mas dels fayts los esglaia;
perdona tost petit tort can si ve,
mas del lag fayt ajes fera merce. 

Non prometes si non vols far tos dans,
ne quires ja trop grans dons examen;
non vules dar tot aprenent prenen
e part poder despendre a saysos;
Fals conseyl te desplaya
ia de . . . paubres ton cor p . . .
. . . amich val dan auras de que
. . . prar . . . 

Ves ton amich non sies fals ne yratz
si ton forfaitz te blasme ne·t . . . ren,
car gent t’ayma qui·t cassa ton foyl seny
e ama·t pauch qui·l platz ta falisos.
Amich provatz assaya,
antes yls obs assayes gen savaya,
e ges d’amar no t’asauts trop dese
si dons avans amor no·l platz de te. 

Ya plasens hom no·t trobj corosatz,
ni·l corosatz no·t trobj trop iausens,
ni·l lausenger no·t trobi trop cresens,
ne·l paubres hom trop avar ne pitos,
ne·l mals de bona paya;
ne cobre·t hom ton cor clar, ne·t sostraya,
ne savi hom no·t trop fat, ne per re
li fat savi, ne·l fals de bona fe. 

Humilitat te playa,
qu’eu cre . . .
. . . saubes trop de . . .
. . . s valens qu’eu . . .

 

 

 

3 a te e la gen] e te a la gen.

21 apaya] assaya esp. + apaya. — 34 blasme] blabe. — 40 dons] doncs; avans] anans; te] re. — 47 re] res.

 

    I. Se vuoi vivere sempre valoroso e prode e che ciascuno ti consideri valente, e guadagnare a te Dio e il prossimo, sii leale, fedele e meritevole, perché io credo che a Dio piaccia l’uomo leale nel secolo, che se ne appaga, e tu stesso vali di più se sei leale [e] pieno di virtù, perché nell’uomo la lealtà trattiene presso di sé ogni bene.
    II. Sii sempre piacevole e amabile, e saluta, se puoi, per primo, salutando graziosamente come si deve, onorando tutti, secondo ciò che è giusto e [secondo] il tale a cui ciò si addica, perché al troppo cortese si obietta che dice vanteria (oppure: si pavoneggia): tutti gli eccessi sono di troppo, e se qualcuno si dà troppo da fare per se stesso, il troppo non vi è appropriato e il poco vi è sconveniente.
    III. Mai per un gran danno sarai afflitto né per un gran bene ti riterrai troppo felice, ma sii desideroso di compiere ogni azione saggiamente e compile in modo tale che tutti le considerino buone. Placa tutti i nemici con gentile parlare, ma spaventali con le azioni; perdona subito un fatto lieve quando accade, ma per un atto grave abbi fiera mercé.
    IV. Non promettere se non vuoi fare doni e allo stesso modo non chiedere doni troppo grandi; servirai bene in qualità di saggio servitore e di quando in quando spenderai al di là dei tuoi mezzi. Falso consiglio ti dispiaccia, e il tuo cuore abbia pietà dei poveri; ad ogni amico sii di aiuto quando ne avrai la possibilità, perché allo stesso modo può fare quello, se ti accade un caso simile.
    V. Non mostrarti troppo irritato verso il tuo amico se biasima e riprende in te tutto ciò che fai di male, perché colui che spesso ti rimprovera ti vuole bene, mentre non ha per te amore vero quello a cui piace il tuo sbaglio. Metti alla prova il tuo amico prima del bisogno, e nell’amare non farti avanti subito, se il dono non gli piace prima [di aver avuto] la tua amicizia.








    VI. Mai l’uomo piacevole ti trovi corrucciato, né il corrucciato ti trovi troppo gioioso, né il lusingatore ti trovi troppo credulo, né il povero troppo avaro né compassionevole, né il malvagio di buona ricompensa; né si ottenga da te il tuo cuore puro, né ti [si] sottragga, né il saggio [ti trovi] troppo sciocco, e neppure lo sciocco saggio, né il falso di parola.
    VII. . . .

 

 

 

Ed. Sergio Vatteroni, Rialc 2001. [L’editore giudica inattendibile l’attribuzione del componimento a Peire Cardenal da parte del codice Vega-Aguiló, assegnandolo, sulla base della lingua e della tradizione manoscritta, a un anonimo autore del Trecento, forse non catalano ma operante in Catalogna: vedi il suo saggio in corso di stampa negli Atti SIFR 2001. Anche secondo Elisabeth Schulze Busacker, «Si tots temps vols viure valens e pros (P.-C. 335, 51a)», in Convergences médiévales. Épopée, lyrique, roman. Mélanges offerts à Madeleine Tyssens, Bruxelles, De Boeck, 2000, pp. 441-457, l’analisi delle fonti esibite (in particolare il Facetus) o, per contro, assenti, rende impossibile l’attribuzione del sirventese al trovatore.]

Mss. e rubriche: VeAg II [= Hb], p. 711, c. 181r Serventesch tot uniçonant ffet per En Pere Cardenal; FdS [ricettario medico del sec. XIV, dono di Ferran de Segarra alla Biblioteca de Catalunya, ms. 850], c. 9v. || È il n. 335.51a di P.-C. Edizioni precedenti: dopo una prima stampa nel 1917, senza traduzione né commento, Césaire Fabre pubblica il sirventese sulla testimonianza di VeAg due volte: «Un poème inédit de Peire Cardinal», Archivum Romanicum, 3, 1919, pp. 28-41; e «Un poème inédit de Peire Cardinal: Si totz temps vols viure valents e pros», The Romanic Review, 11, 1920, pp. 195-222. Segue, sui due testimoni, René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse, Privat, 1957, p. 576, n. XCVI, quindi Pere Bohigas, Lírica trobadoresca del segle XV. Joan Basset i altres poetes inèdits del Cançoner Vega-Aguiló, Barcelona, Institut de Filologia Valenciana - P.A.M., 1988. 1988, p. 199, n. LIX, ancora sul solo VeAg.

Scheda metrica. Sei coblas unissonans di 8 versi, più una tornada (frammentaria) di 4 versi, secondo lo schema 577:161 di I. Frank, Répertoire métrique de la poésie des troubadours, Paris 1953-1957: a10 b10 b10 a10 c6’ c10’ d10 d10. Il sirventese è contrafactum di Pons de Capduelh, P.-C. 375.10, n. 577:163 del Répertoire di Frank.

Nota al testo. Le due testimonianze divergono in più punti in varianti sostanziali, rappresentando due redazioni distinte, tanto che non pare possibile ridurle all’unità. Il testimone recenziore appare più corretto del più antico FdS, che tuttavia permette di restituire nella sua interezza il testo della VI cobla. Si impone la scelta di una edizione non composita: stampo perciò i due testi, con in calce i relativi apparati. Ad essi faccio seguire la traduzione di VeAg, e solo per la stanza VI, di FdS.

L’ordine delle strofe e dei versi in FdS è il seguente:

        I [= 5-8, frammentari]
        II
        VI
        V
        25-28
        21-24
        17-20 [frammentari]
        . . . os + 29-32 [frammentari]
        49-52 [tornada, frammentaria]

 

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